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Pierre, ora la bevanda; ora in un bisbiglio menzionava interrogativamente il principe Vasilij, ora indicava la coperta. Gli occhi e la faccia del malato esprimevano l'impazienza. Egli fece uno sforzo per guardare un servitore che stava in piedi al capezzale del letto senza mai distaccarsene.   
   «Vuole voltarsi sull'altro fianco,» mormorò il servitore e si alzò per girare il pesante corpo del conte con la faccia verso il muro.   
   Mentre giravano il conte dall'altra parte, un suo braccio si rovesciò impotente all'indietro ed egli si sforzò invano di trarlo verso di sé. S'accorgesse il conte dello sguardo terrorizzato col quale Pierre fissava quel braccio senza vita, o qualche altro pensiero gli fosse balenato nella sua testa di moribondo, posò gli occhi sulla mano che non gli obbediva, poi sull'espressione sgomenta di Pierre, poi di nuovo sul braccio; e sul suo viso affiorò un lieve sorriso di sofferenza, così stonato con quei lineamenti, e pareva esprimere un sentimento di irrisione per la propria impotenza. Inaspettatamente, alla vista di quel sorriso, Pierre sentì un fremito nel petto, un pizzicore nel naso e le lacrime gli annebbiarono la vista. Il malato venne voltato su un fianco verso la parete. Egli tirò un sospiro.   
   «Il est assoupi,» disse Anna Michajlovna, avendo notato la principessina che era venuta a dare il cambio. «Allons.»   
   Pierre uscì.   
   

   Capitolo XXIV   

   
   Nella sala da ricevimento ormai non c'era più nessuno eccetto il principe Vasilij e la principessina più anziana che parlavano animatamente

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