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   Fabvier, senza entrare nella tenda, si fermò davanti all'ingresso a conversare con alcuni generali che conosceva.   
   L'imperatore Napoleone non era ancora uscito dalla sua camera da letto e stava finendo la sua toilette. Sbuffando e soffiando, si rigirava, presentando ora la massiccia schiena, ora il grasso petto peloso al cameriere che gli frizionava il corpo con una spazzola. Un altro cameriere, reggendo con un dito un flaconcino, spruzzava di acqua di colonia il corpo ben curato dell'imperatore con un'espressione che sembrava dire come lui soltanto potesse sapere quanta acqua di colonia si dovesse spruzzare e dove precisamente. I capelli corti di Napoleone erano bagnati e arruffati sulla fronte. Ma il suo viso, anche se gonfio e giallo, esprimeva la soddisfazione tutta fisica. «Allez, ferme, allez toujours...» diceva al cameriere che lo frizionava, dimenandosi e sbuffando. Un aiutante, entrato nella camera da letto per fare il suo rapporto all'imperatore sul numero di prigionieri catturati il giorno prima, dopo aver comunicato quanto doveva, se ne stava in piedi davanti alla porta in attesa del permesso di uscire. Aggrottando le sopracciglia, Napoleone guardò di sottecchi l'aiutante.   
   «Point de prisonniers,» ripeté le parole dell'aiutante. «Il se font démolir. Tant pis pour l'armée russe,» aggiunse. «Allez toujours, allez ferme,» disse poi, curvandosi e presentando le sue spalle grasse. «C'est bien! Faites entrer M. de Beausset, ainsi que Fabvier,» disse all'aiutante con un cenno della testa.   
   «Oui, Sire,» e l'aiutante scomparve oltre la porta della tenda.   
   I due camerieri vestirono rapidamente Sua Maestà ed egli uscì in anticamera a passi fermi e svelti con la sua uniforme turchina della Guardia.   

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