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   «Vous n'êtes pas blessé?» disse.   
   «Je crois que non,» disse il francese tastandosi, «mais je l'ai manqué belle cette fois-ci,» aggiunse, indicando un pezzo d'intonaco che si era staccato dalla parete. «Quel est cet homme? » chiese poi a Pierre con un'occhiata severa.   
   «Ah, je suis vraiment au désespoir de ce qui vient d'arriver,» disse rapidamente Pierre, che aveva completamente dimenticato il ruolo assunto. «C'est un fou, un malheureux qui ne savait pas ce qu'il faisait. »   
   L'ufficiale si avvicinò a Makar Alekseeviè e lo afferrò per la collottola.   
   Rilassando le labbra come se stesse per addormentarsi, Makar Alekseeviè si dondolava, con la schiena appoggiata al muro.   
   «Brigand, tu me la payeras,» disse il francese, togliendogli la mano di dosso. «Nous autres nous sommes cléments après la victoire: mais nous ne pardonnons pas aux traîtres,» aggiunse con un'espressione di cupa solennità e con un gesto energico di grande effetto.   
   Pierre continuò un bel pezzo a esortare, sempre in francese, l'ufficiale, tentando di persuaderlo che non era il caso di prendersela con quell'uomo, pazzo e per di più ubriaco. Il francese ascoltò in silenzio, sempre tetro in volto, finché a un tratto si rivolse a Pierre con un sorriso. Per alcuni secondi l'osservò in silenzio. Poi, con un'espressione tra il tragico e il commosso sul bel viso, gli tese la mano.   
   «Vous m'avez sauvé la vie! Vous êtes Français,» disse.   
   Per il francese quella conclusione era fuori di ogni dubbio. Soltanto un francese poteva compiere un'azione valorosa: e salvare la vita a lui, m-r Ramballe, capitaine du 13-me lèger, era senza dubbio la più valorosa

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