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principe Andrej poteva (cosa molto probabile, a sentire il dottore) morire durante il viaggio, fra le braccia di sua figlia, non riusciva, tuttavia, a ostacolare Nataša. Anche se, in seguito al riavvicinamento ormai stabilitosi fra il principe Andrej ferito e Nataša, tutti pensavano che in caso di guarigione si sarebbero rinnovati i loro antichi rapporti di fidanzamento, nessuno, e meno di tutti Nataša e il principe Andrej, parlava di questo: l'insoluta questione della vita e della morte, che incombeva non solo sopra Bolkonskij, ma sopra la Russia intera, teneva in disparte ogni altra considerazione.   
   

   Capitolo XXXIII   

   
   La mattina del 3 settembre, Pierre si svegliò tardi. Gli faceva male la testa, il vestito con cui aveva dormito senza svestirsi gli dava fastidio, e nell'intimo provava la confusa sensazione di aver commesso, il giorno prima, qualcosa di cui avrebbe dovuto vergognarsi: era, questa cosa vergognosa, la conversazione di ieri con il capitano Ramballe.   
   L'orologio segnava le undici, ma fuori il cielo sembrava ancora molto scuro. Pierre si alzò, si stropicciò gli occhi e, alla vista della pistola col calcio cesellato che Gerasim aveva di nuovo posato sulla scrivania, ricordò dove si trovava e che cosa lo aspettava per quel giorno.   
   «Non sarò già in ritardo?» pensò. «No, con ogni probabilità lui farà il suo ingresso a Mosca non prima di mezzogiorno.» Non si permise di riflettere su ciò che l'aspettava, e si affrettò ad agire al più presto.   
   Rassettato alla meglio l'abito che indossava, Pierre prese in mano la pistola e già si accinse ad uscire. Ma, a questo punto, per la prima volta, si chiese come avrebbe potuto portare in giro per strada

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