che era presente nel salotto, guardava la principessina Mar'ja con perplessa meraviglia. Lei stessa, che pure era un'esperta civetta, non avrebbe saputo comportarsi meglio nell'incontrare l'uomo al quale voleva piacere.
«O il nero le dona molto, o davvero in questi ultimi tempi si è imbellita senza che io me ne accorgessi. E, soprattutto, che tatto, che grazia,» pensava M.lle Bourienne.
Se in quel momento la principessina Mar'ja fosse stata in grado di pensare, ancora più di M.lle Bourienne si sarebbe stupita del cambiamento che in lei s'era prodotto. Da quando le era apparso quel simpatico, amabile viso, una nuova energia vitale si era impossessata di lei, costringendola a parlare e ad agire indipendentemente dalla sua volontà. Dall'istante in cui era entrato Rostov, il volto le si era improvvisamente trasfigurato. Con la stessa inattesa e stupefacente bellezza con cui accendendo una luce dentro una lanterna dipinta e arabescata, sulle pareti si palesa quel complicato, squisito lavoro artistico che finora sembrava rozzo, oscuro e senza senso, così, improvvisamente, s'era trasfigurato il volto della principessina Mar'ja. Per la prima volta s'era palesato all'esterno tutto quel limpido lavorio interiore, spirituale, di cui era vissuta fino a quel momento. Tutto quell'intimo lavorio interiore, mai soddisfatto di sé, le sue sofferenze, l'aspirazione al bene, la mitezza, l'amore, l'abnegazione, tutto questo risplendeva adesso in quegli occhi radiosi, nel delicato sorriso, in ogni tratto del suo viso delicato.
Rostov poté scorgere tutto questo così chiaramente, come se avesse conosciuto ogni intimo particolare della vita di lei. Sentì che la creatura che gli stava di fronte era assolutamente diversa, assolutamente migliore di tutte quelle che finora aveva avuto modo d'incontrare e,