tratto, proseguì con una voce stridula: «Ma se saprò che non ti sei comportato come il figlio di Nikolaj Bolkonskij, ne avrò... ne avrò vergogna!» gridò.
«Questo potevate anche non dirmelo, batjuška,» disse il figlio sorridendo.
Il vecchio taceva.
«Di un'altra cosa volevo pregarvi,» continuò il principe Andrej; «se mi uccidessero e se avrò un figlio, non lasciate che ve lo portino via; come vi ho detto ieri, vorrei che crescesse qui accanto a voi. Ve ne prego.»
«Non devo lasciarlo a tua moglie?» chiese il vecchio scoppiando a ridere.
Erano in piedi, in silenzio, l'uno di fronte all'altro. Gli occhi rapidi del vecchio erano fissi in quelli del figlio. Le mascelle del vecchio principe ebbero un tremito.
«Ci siamo salutati... ora va'!» disse all'improvviso. «Va'!» gridò con voce adirata e forte, aprendo la porta dello studio.
«Che cos'è accaduto? Che c'è?» domandarono la principessa e la principessina vedendo il principe Andrej e la piccola figura del vecchio, affacciatasi dalla porta per un istante, che parlava con voce adirata nella sua veste da camera bianca, senza parrucca e con i suoi occhiali all'antica.
Il principe Andrej sospirò e non rispose nulla.
«Ebbene,» disse, rivolto alla moglie. E quella parola suonò come una fredda irrisione, quasi avesse detto: «Adesso fate pure voi le vostre commedie.»
«André, déjà?» disse la piccola principessa facendosi pallida e guardando il marito con terrore.