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   «Bonjours, messieurs!» esclamò Dolochov con voce chiara e sonora.   
   Gli ufficiali si mossero nell'ombra del fuoco e uno di essi, alto, con un lungo collo, si avvicinò a Dolochov girando intorno al fuoco.   
   «C'est vous, Clément?» disse. «D'où diable...» ma, accortosi del suo errore, non concluse la frase e accigliandosi leggermente, salutò Dolochov come si saluta uno sconosciuto e gli domandò in che cosa poteva essergli utile.   
   Dolochov gli raccontò che lui e il suo compagno dovevano raggiungere il loro reggimento e rivolgendosi a tutti in generale domandò se non sapessero qualcosa del suo reggimento. Nessuno ne sapeva nulla e a Petja parve che gli ufficiali incominciassero a guardarli in modo ostile e sospettoso. Per diversi secondi tutti tacquero.   
   «Si vous comptez sur la soupe du soir, vous venez trop tard,» disse, trattenendo una risata, una voce oltre il fuoco.   
   Dolochov rispose che avevano già mangiato e che dovevano proseguire quella notte stessa.   
   Diede i cavalli al soldato che rimestava nella marmitta e si sedette alla turca presso il fuoco, accanto all'ufficiale dal collo lungo. Quest'ufficiale lo guardava fissamente e gli chiese ancora una volta di che reggimento fosse. Dolochov non rispose, come se non avesse sentito la domanda e accendendo una pipa francese che aveva tolto di tasca, chiese agli ufficiali fino a che punto fosse sicura dai cosacchi la strada più avanti.   
   «Les brigands sont partout,» disse l'ufficiale dietro il falò.   
   Dolochov disse che i cosacchi erano pericolosi solo per gli sbandati, com'erano lui e il suo compagno, ma che era improbabile osassero attaccare le grosse formazioni. Quest'ultima considerazione la formulò in tono

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