le armi e si arrendeva, come peraltro già da tempo desiderava fare.
A Krasnoe furono presi ventiseimila prigionieri, centinaia di cannoni e un bastone che era denominato «bastone del maresciallo» e si discusse su chi quel giorno si fosse maggiormente distinto. Complessivamente erano soddisfatti, anche se si rammaricavano di non aver catturato Napoleone o almeno un eroe o un maresciallo, e se ne rimproveravano a vicenda, accusando soprattutto Kutuzov.
Questi uomini, che trascinati dalle passioni erano i ciechi strumenti della tristissima legge della necessità, si consideravano degli eroi e presumevano di fare le cose più degne e più nobili. Accusavano Kutuzov e dicevano che fin dall'inizio della campagna egli aveva impedito loro di vincere Napoleone; che pensava solo a soddisfare le sue passioni e non s'era voluto muovere da Polotnjanye Zavody perché lì stava al sicuro; che a Krasnoe aveva fermato il movimento delle truppe perché, venuto a conoscenza della presenza di Napoleone, si era completamente disorientato; che non era insensato supporre che fosse in combutta con Napoleone, che quest'ultimo lo avesse pagato, ecc. ecc.
E non furono solo i contemporanei, trascinati dalle passioni, a dire cose del genere; anche la posterità e la storia hanno giudicato grand Napoleone, mentre Kutuzov è stato giudicato dagli stranieri un vecchio cortigiano scaltro, debole e corrotto, e dai russi come qualcosa di indefinibile, una specie di fantoccio, utile solo per il suo nome russo.
Capitolo V
Nel 1812 e nel 1813 Kutuzov fu apertamente accusato di aver commesso degli errori. L'imperatore era scontento di lui. E nella storia scritta di