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rispondeva sempre: sì, può darsi, penso proprio, e così via.   
   Dei Rostov aveva sentito dire che si trovavano a Kostroma. Di rado gli capitava di pensare a Nataša. Quando avveniva, era solo sotto forma di un piacevole ricordo di un lontano passato. Non si sentiva solo libero da ogni impegno mondano, ma anche da quel sentimento che, ora gli pareva, aveva deliberatamente suscitato in sé.   
   Al terzo giorno del suo arrivo a Mosca, aveva saputo dai Dubreckoj che la principessina Mar'ja era in città. La morte, le sofferenze, gli ultimi giorni del principe Andrej erano spesso oggetto dei pensieri di Pierre e ora gli tornarono in mente con particolare vivezza. Avendo saputo a quel pranzo che la principessina Mar'ja era a Mosca e abitava nella sua casa di via Vzdviženka (che non era finita bruciata) si recò da lei quella sera stessa.   
   Durante il tragitto, Pierre pensava continuamente al principe Andrej, alla sua amicizia con lui, agli incontri avuti con lui e soprattutto all'ultimo incontro a Borodino.   
   «Possibile che sia morto in quello stato d'animo esacerbato in cui si trovava allora? Possibile che prima della morte non gli si sia rivelata la spiegazione della vita?» si chiedeva. Si ricordò di Karataev, della sua morte, e gli venne di mettere a confronto quei due uomini così diversi e nello stesso tempo così simili per l'amore che egli aveva per entrambi e per il fatto che entrambi erano vissuti ed erano morti.   
   Pierre giunse alla casa del vecchio principe in uno stato d'animo di grande raccoglimento. La casa mostrava tracce di devastazione, ma complessivamente si era ben conservata. Il vecchio cameriere che accolse Pierre con una faccia severa come per far capire all'ospite che l'assenza del principe non incideva sull'ordine della casa, gli disse che la

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