ricciuto e malaticcio stava seduto in un angolo con gli occhi splendenti senza farsi notare da nessuno e si limitava a girare la testa ricciuta sull'esile collo scoperto dal colletto rovesciato sempre in direzione di Pierre; di tanto in tanto trasaliva e mormorava qualcosa tra sé, evidentemente in preda a qualche impressione nuova e violenta.
La conversazione verteva su quei pettegolezzi d'attualitą riguardanti le alte sfere amministrative, nei quali la maggior parte degli uomini vede di solito il maggior motivo di interesse della politica interna. Denisov, scontento del governo per la propria sfortuna nella carriera, apprendeva con gioia tutte le stupidaggini che, secondo lui, si stavano facendo a Pietroburgo e commentava le parole di Pierre con espressioni colorite e aspre.
«Pvima bisognava esseve tedeschi, ova bisogna ballave con la Tatavinova e con m.me Kvüdenev, leggeve Eckhavtschausen e compagnia. Oh! Vimettessevo in libevtą il nostvo bvavo Bonapavte! Lui sģ che gli toglievebbe tutti i gvilli dalla testa! Ma che voba č mai questa di dave il veggimento Semėnovskij in mano a quel soldataccio di Schwavz?» gridava tutto eccitato.
Nikolaj, pur non avendo il preciso desiderio di Denisov di trovare tutto disastroso, riteneva anche lui che fosse giusto e importante criticare il governo e credeva che la nomina di A. a ministro del tal dicastero e di B. a governatore militare nel tal posto e certe parole dell'imperatore e certe altre di un ministro fossero tutte cose molto significative. E riteneva necessario interessarsene e faceva domande al riguardo a Pierre. Per via delle domande di quei due interlocutori la conversazione non abbandonava quel banale carattere di pettegolezzo intorno alle alte sfere governative.