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governo o propulsori di quel dato movimento di popolo, non può più essere considerata la causa.   
   E tuttavia la storia antica continua a essere studiata insieme con le leggi della statistica, della geografia, dell'economia politica, della filologia comparata e della geologia, che contraddicono apertamente le sue posizioni.   
   Nella filosofia della natura la lotta fra le vecchie e le nuove concezioni è stata lunga e accanita. La teologia difendeva le vecchie concezioni e accusava le nuove di distruggere la rivelazione. Ma quando la verità ha finito con il prevalere, la teologia si assestò altrettanto saldamente sul nuovo terreno.   
   Altrettanto lunga e accanita è la lotta che si svolge ai giorni nostri tra le vecchie e le nuove concezioni della storia ed esattamente nello stesso modo la teologia si pone a difesa delle vecchie concezioni e accusa le nuove di distruggere la rivelazione.   
   Sia nell'uno che nell'altro caso da tutte e due le parti la lotta scatena le passioni e soffoca la verità. Da una parte, entrano in gioco paura e il rimpianto per tutto l'edificio costruito durante i secoli; dall'altra la passione della distruzione.   
   Agli uomini che lottavano contro la nascente verità della filosofia della natura sembrava che, se avessero riconosciuto quella verità, sarebbe andata distrutta la fede in Dio, nella creazione dell'universo, nel miracolo di Giosué figlio di Naim. Ai difensori delle leggi di Copernico e di Newton, per esempio, a Voltaire, pareva che le leggi dell'astronomia distruggessero la religione e Voltaire impiegava le leggi della gravità come un'arma contro la religione.   
   Esattamente nello stesso modo sembra oggi che basti riconoscere la

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