«Ma è una sciocca, l'ho sempre detto anch'io che è una sciocca,» pensava. «C'è qualcosa di abietto nel sentimento che ha suscitato in me, qualcosa di proibito. Mi hanno detto che suo fratello Anatol' era innamorato di lei, e lei era innamorata di lui, che c'è stata tutta una losca storia e per questo hanno allontanato Anatol'. L'altro fratello è Ippolit... Suo padre è il principe Vasilij... No, tutto questo non va bene,» pensava. Ma mentre ragionava così (e questi ragionamenti restavano incompiuti), si sorprendeva a sorridere e si rendeva conto che un'altra serie di ragionamenti affiorava da sotto i primi, che egli considerava la vuotaggine di lei e al tempo stesso vagheggiava la possibilità che diventasse sua moglie, che lei potesse amarlo, che avrebbe potuto mutare; e parimenti pensava che il giudizio suo e di tanti altri sul suo conto potesse anche essere ingiusto. E di nuovo cessava di vederla come figlia del principe Vasilij, ma rivedeva tutto il suo corpo, nascosto soltanto dal suo abito da sera grigio. «Ma no, come mai prima di oggi non mi era mai venuto un pensiero simile?» E di nuovo si ripeteva che era una cosa impossibile, che in quel matrimonio c'era qualcosa di abietto, d'innaturale, di disonesto. Ricordava le parole e gli sguardi di lei di poco prima, le parole e gli sguardi di chi li aveva osservati insieme. Ricordava le parole e gli sguardi di Anna Pavlovna mentre gli parlava della sua casa; ricordava le innumerevoli allusioni del principe Vasilij e di tutti gli altri, e lo assaliva il terrore d'essersi forse già impegnato a compiere un'azione in cui evidentemente c'era il male e alla quale lui avrebbe dovuto rifiutarsi. Ma mentre Pierre arrivava a questa conclusione, da un'altro punto dell'anima emergeva l'immagine di lei in tutta la sua bellezza di donna.