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   Chapter VIII

   
   I due amici tacevano. Né l'uno né l'altro riprendevano a parlare. Pierre sogguardava ogni tanto il principe Andrej che si passava la piccola mano sulla fronte.   
   «Vogliamo andare a cena?» disse poi con un sospiro, alzandosi e dirigendosi verso la porta.   
   Entrarono in una stanza da pranzo arredata a nuovo con lussuosa eleganza. Tutto, dai tovaglioli all'argenteria, dalle porcellane alle cristallerie, recava in sé quella particolare impronta di cosa nuova tipica delle case dei giovani sposi. Verso la metà della cena il principe Andrej si appoggiò con i gomiti alla tavola e, come accade quando si ha da molto tempo qualcosa sul cuore e a un tratto ci si decide a manifestarla, cominciò a dire con un'espressione d'irritato nervosismo quale Pierre non aveva mai riscontrato nel suo amico:   
   «Non ti venga mai in mente di sposarti, mio caro; questo è il mio consiglio, non prender moglie finché non avrai potuto dire a te stesso che hai fatto tutto il possibile per evitarlo, finché non avrai smesso d'amare la donna che hai scelto, finché non la vedrai come in trasparenza, altrimenti sbaglierai crudelmente e senza alcun rimedio. Sposati da vecchio quando non sarai buono a nulla... Altrimenti andrà perduto tutto ciò che in te è buono ed elevato. Tutto si disperderà in piccolezze. Sì, sì! Non guardarmi così meravigliato. Se speravi qualcosa dall'avvenire, a ogni passo sentirai che per te tutto è finito, tutto ti è precluso, tranne il salotto dove ti trovi gomito a gomito con i lacchè di corte e con gli imbecilli... Ma a che pro, parlare di me!»   
   Ed ebbe un gesto brusco della mano.   

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