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   All'alba del 17 fu accompagnato a Wischau, dalla linea degli avamposti, un ufficiale francese che si era presentato con la bandiera parlamentare e aveva chiesto d'incontrare l'imperatore russo. Questo ufficiale era Savary. L'imperatore si era appena addormentato e perciò Savary dovette attendere. A mezzogiorno fu ammesso alla presenza dell'imperatore e un'ora dopo ripartì, insieme con il principe Dolgorukov, verso gli avamposti dell'armata francese.   
   A quanto si seppe, la missione di Savary consisteva nella proposta di un incontro fra l'imperatore Alessandro e Napoleone. Con gioia e fierezza di tutta l'armata, l'incontro personale fu rifiutato. Al posto del sovrano, fu inviato il principe Dolgorukov, il vincitore di Wischau, per intavolare trattative con Napoleone, e stabilire se, contro ogni previsione, i francesi manifestassero un effettivo desiderio di pace.   
   Verso sera Dolgorukov tornò e si recò direttamente dall'imperatore ove rimase a lungo, da solo.   
   Il 18 e il 19 novembre le truppe avanzarono di altre due tappe, e gli avamposti nemici si ritirarono dopo brevi scontri di fucileria. Dal mezzogiorno del 19 nelle alte sfere dell'esercito cominciò un intenso e agitato affaccendarsi che continuò fino al mattino del giorno seguente, il 20 novembre, in cui fu scatenata la memorabile battaglia di Austerlitz.   
   Fin al mezzogiorno del 19 il movimento, le animate conversazioni, l'invio di aiutanti erano limitati al solo quartier generale degli imperatori; dopo le dodici dello stesso giorno l'agitazione si trasmise anche al quartier generale di Kutuzov e ai comandi delle colonne. La sera, attraverso gli aiutanti, quest'agitazione si diffuse da un capo all'altro dell'esercito, fra tutte le unità; infine, nella notte fra il 19 e il 20, la massa degli eserciti alleati, composta di ottantamila uomini, si levò

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