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   Una nuova ondata di fuggitivi, irruppe e lo travolse trascinandolo con sé.   
   Le truppe fuggivano, ammassandosi in una calca così fitta che, una volta finiti nel mezzo di quella folla, era difficile uscirne. Chi gridava: «Cammina, perché ti fermi?»; chi si voltava e sparava in aria; chi percoteva il cavallo montato dallo stesso Kutuzov. Liberatosi con estrema fatica dalla fiumana che correva verso sinistra, Kutuzov, accompagnato da un seguito che si era ridotto della metà, mosse verso il rumore prodotto da un vicino cannoneggiamento. Liberatosi dalla folla dei fuggiaschi, il principe Andrej, sforzandosi di non allontanarsi da Kutuzov, vide in mezzo al fumo sulla costa della collina una batteria russa che sparava ancora e i francesi che correvano in quella direzione. Più in alto era fermo il corpo di fanteria russa, e non si muoveva né in avanti, in aiuto della batteria, né indietro, in direzione dei fuggitivi. Un generale a cavallo si staccò dalla fanteria e si accostò a Kutuzov. Il seguito del comandante supremo era ridotto a quattro persone. Tutti erano pallidi e si guardavano in silenzio.   
   «Fermate quei vigliacchi!» disse Kutuzov ansante rivolgendosi al comandante del reggimento, indicando i fuggiaschi; ma in quel preciso momento, come per punirlo di quelle parole, come uno stormo di uccelli le pallottole volarono sibilando sopra il reggimento e il seguito di Kutuzov.   
   I francesi che attaccavano la batteria, riconoscendo Kutuzov, avevano tirato su di lui. A quella raffica, il comandate del reggimento si portò una mano alla gamba; caddero alcuni soldati; l'alfiere, che stava fermo con la bandiera, se la lasciò sfuggire di mano; la bandiera vacillò e cadde, rimanendo impigliata nei fucili dei soldati vicini. I soldati,

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