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andiamo tutti da...»   
   «Andiamo,» gridò allora Pierre, «andiamo!... E portiamo con noi anche Miška...»   
   Andò, agguantò l'orso e, abbracciandolo e sollevandolo da terra, si mise a roteare con lui per la stanza.   

   Capitolo X

   Il principe Vasilij aveva mantenuto la promessa fatta in casa di Anna Pavlovna alla principessa Drubeckaja che l'aveva pregato di intervenire a favore del suo unico figlio Boris. Venne fatto un esposto all'imperatore, e il giovane fu trasferito molto prima dei suoi compagni nella Guardia, come alfiere del reggimento Semënovskij. Boris, però, non venne nominato aiutante, o almeno addetto allo Stato Maggiore di Kutuzov, nonostante le trame e le mene di Anna Michajlovna. Pochi giorni dopo la serata da Anna Pavlovna, Anna Michajlovna ritornò a Mosca e si recò direttamente dai suoi ricchi parenti conti Rostov, presso i quali, appunto, abitava a Mosca e in casa dei quali era stato educato fin da bambino e aveva vissuto per anni il suo adorato Boren'ka, che era entrato da così poco tempo nell'esercito e subito era stato accolto tra gli alfieri della Guardia. La Guardia era già partita da Pietroburgo il 10 agosto, e Boris, che era rimasto a Mosca per equipaggiarsi, l'avrebbe raggiunta sulla via di Radzivilov.   
   In casa Rostov si festeggiavano gli onomastici della madre e della figlia minore che si chiamavano entrambe Natal'ja. Sin dal mattino era stato un viavai ininterrotto di carrozze a sei e più cavalli, che portavano gente in visita di augurio nella grande casa, conosciuta in tutta Mosca, della contessa Rostova in via Povarskaja. La contessa sedeva in salotto con la bella figlia maggiore, Vera, e con gli ospiti che non cessavano di avvicendarsi gli uni agli altri.   

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