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dietro di lui (l'aveva incontrato all'ultima stazione di posta), si avviò di nuovo a rapidi passi su per la scala e di nuovo abbracciò la sorella.   
   «Quale destino!» mormorò. «Maša, cara!»   
   E, liberatosi degli stivali e della pelliccia, entrò nell'appartamento della principessa.   
   

   Capitolo IX   

   
   La piccola principessa giaceva sui guanciali, con una cuffietta bianca in capo. (Le doglie l'aveva appena abbandonata.) I capelli neri le si attorcigliavano a ciocche sulle guance accese e sudate; la graziosa bocca vermiglia col labbro soffuso di peluria era socchiusa ed ella sorrideva con gioia. Il principe Andrej entrò nella camera e le si fermò davanti, ai piedi del divano sul quale ella giaceva. Gli occhi scintillanti, che avevano uno sguardo d'infantile spavento, si posarono su di lui senza cambiare espressione. «Voglio tanto bene a tutti, non ho fatto del male a nessuno, perché soffro dunque? Aiutatemi,» diceva la sua espressione. La principessa vedeva suo marito, ma non comprendeva il significato della sua apparizione in quel momento. Il principe Andrej fece il giro del divano e la baciò sulla fronte.   
   «Anima mia,» disse. Una parola che prima non diceva mai. «Dio è misericordioso...»   
   Lei lo guardò con aria interrogativa e d'infantile rimprovero.   
   «Da te io mi aspettavo un aiuto; e invece nulla, nulla: anche tu come gli altri!» dicevano i suoi occhi. Ella non si stupiva che lui fosse venuto; non capiva che fosse arrivato da lontano. L'arrivo di lui non aveva nessun rapporto con le sue sofferenze e con un loro possibile

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