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sua dama; batté inaspettatamente un piede; poi, come una palla, rimbalzò elasticamente sul pavimento e volò via lungo il cerchio dei presenti trascinando con sé la sua dama. Attraversò volando metà della sala su un piede solo come se non scorgesse le sedie che aveva davanti e puntasse proprio contro di esse; ma di colpo, dopo aver battuto gli speroni, divaricò le gambe, poi si fermò sui tacchi, rimase così per un istante, con un fragore di speroni batté i piedi in uno stesso punto, rapidamente si rigirò, e percuotendo il piede destro con il sinistro, volò di nuovo lungo il cerchio. Nataša ad ogni momento intuiva ciò che lui aveva intenzione di fare, e senza nemmeno rendersi conto come, abbandonandosi a lui, lo seguiva. Ora egli la faceva roteare sulla mano destra, ora sulla sinistra; ora, lasciandosi cadere in ginocchio, la faceva girare intorno a sé, poi di nuovo si rialzava e si lanciava avanti precipitosamente, come se avesse voluto attraversare di corsa tutto il salone senza riprender fiato. Ora si fermava da capo all'improvviso, e da capo, inaspettatamente, tornava a inginocchiarsi. Quando, dopo aver fatto bravamente girare la sua dama davanti al posto di lei, batté gli speroni e le fece una riverenza, Nataša non gli fece nemmeno la riverenza di risposta. Fissò sconcertata gli occhi su di lui, e sorrise come se non lo riconoscesse.   
   «Ma questo che cos'è?» mormorò.   
   Sebbene Jogel non considerasse quella mazurca come quella vera, tutti furono ammirati della maestria di Denisov; cominciarono a invitarlo senza lasciargli un attimo di tregua, e i vecchi, sorridendo, si misero a discorrere della Polonia e del buon tempo antico. Con la faccia arrossata dalla mazurca, Denisov sedette vicino a Nataša tergendosi col fazzoletto, e per tutto il ballo non si allontanò più da lei.   
   

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