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carrozza?» disse rivolgendosi con un sorriso alla madre.   
   «Sì, va', va' a dire che preparino,» rispose lei con un sorriso.   
   Boris uscì in silenzio dalla porta, seguendo Nataša, e il ragazzetto tondo corse arrabbiato dietro di loro come se fosse contrariato per lo scompiglio avvenuto nelle sue occupazioni.   
   

   Capitolo XII   

   
   Dei giovani, a parte la figlia maggiore della contessa che aveva quattro anni più della sorella e si comportava ormai come una persona adulta) e la signorina in visita, in salotto rimasero Nikolaj e Sonja, la nipote. Sonja era una brunetta esile, simile a una miniatura, con uno sguardo dolce ombreggiato da lunghe ciglia, una folta treccia nera arrotolata due volte intorno al capo e un pallore soffuso sulla carnagione del viso e soprattutto del collo e delle braccia nude, magre ma aggraziate e tornite. Per la morbidezza delle movenze, la dolcezza e la flessuosità delle membra minute e un certo suo fare scaltro e contenuto, essa faceva pensare a un bel gattino non ancora del tutto sviluppato, ma destinato a diventare un'incantevole gatta. Evidentemente riteneva educato mostrare con un sorriso di partecipare alla generale conversazione, ma, da sotto le lunghe e folte sopracciglia, gli occhi guardavano loro malgrado il cousin in partenza per il fronte, e con tale appassionata e infantile adorazione, che il suo sorriso non avrebbe potuto ingannare nessuno neppure per un istante. Era facile dunque indovinare che il bel gattino si era seduto lì solo in attesa di rimettersi a giocare ancor più vivacemente con il cousin non appena anch'essi, come Boris e Nataša, fossero riusciti a sgattaiolare fuori del salotto.   

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