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riabbassate. Nataša era felice come mai lo era stata in vita sua. Era a quel supremo grado di felicità in cui l'essere umano si fa pienamente buono e bravo e non crede nella possibilità del male, dell'infelicità e del dolore.   
   
   A quel ballo, per la prima volta Pierre si sentì offeso della posizione che sua moglie occupava nelle alte sfere. Era cupo e distratto. Una ruga profonda gli attraversava la fronte e, in piedi accanto alla finestra, guardava attraverso gli occhiali senza vedere nessuno.   
   Dirigendosi nelle sale ove era servita la cena, Nataša gli passò davanti.   
   Il viso cupo e infelice di Pierre la colpì. Gli si fermò di fronte. Avrebbe voluto aiutarlo, trasfondere in lui l'eccesso della sua felicità.   
   «Com'è divertente, conte...» esclamò, «non è vero?»   
   Pierre sorrise distratto, evidentemente senza capire ciò che gli veniva detto.   
   «Sì, sono molto contento,» rispose.   
   «Come si può essere scontenti di qualcosa?» pensò Nataša. «Soprattutto un uomo così caro, così bravo come questo Bezuchov!» Agli occhi di Nataša tutti coloro che erano presenti al ballo dovevano essere persone care, buone, simpatiche, che si volevano bene. Nessuno aveva motivo di offendere l'altro e perciò tutti dovevano essere felici.   
   

   Capitolo XVIII   

   
   L'indomani il principe Andrej tornò con la mente al ballo del giorno prima, ma non sostò a lungo su quei pensieri: «Sì, è stato un ballo molto

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