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quale aveva rinnovato la conoscenza in occasione dell'ultimo ballo. A parte i doveri di cortesia, in forza dei quali appariva tenuto a recarsi dai Rostov, sentiva il desiderio di rivedere a casa sua quella singolare, vivace giovinetta che gli aveva lasciato un ricordo così piacevole.   
   Nataša fu una delle prime persone ad accoglierlo. Indossava un abito da casa blu e con quell'abito parve al principe Andrej ancora più graziosa di quando l'aveva vista vestita da ballo. Lei e tutta la famiglia accolsero il principe Andrej come fosse stato un vecchio amico, cioè in modo semplice e cordiale. Tutta la famiglia, che prima il principe Andrej aveva giudicato così severamente, ora gli parve composta da bravissime persone, semplici e buone. L'ospitalità e i modi affabili del vecchio conte, che a Pietroburgo colpivano in modo particolarmente gradevole, erano tali che il principe Andrej non poté rifiutare l'invito di trattenersi a pranzo. «Sì, sono buone, sono brave persone,» pensava Bolkonskij, «incapaci, beninteso, di comprendere quale tesoro abbiano in Nataša; ma sono brava gente, il miglior sfondo sul quale possa far spicco questa ragazza incantevole, così poetica, così traboccante di vita!»   
   Il principe Andrej sentiva in Nataša la presenza di un mondo suo particolare, per lui del tutto nuovo, pervaso di gioie a lui sconosciute: di quel mondo a lui estraneo che già allora, sul viale di Otradnoe e alla finestra di quella notte di luna, lo aveva tanto irritato. Ma ora quel mondo non lo esasperava più; non era più un mondo estraneo, ed egli stesso, entrandovi, vi trovava un piacere affatto nuovo.   
   Dopo pranzo, su preghiera del principe Andrej Nataša sedette al clavicembalo e si mise a cantare. Il principe Andrej stava in piedi accanto alla finestra e l'ascoltava discorrendo con le signore. A mezzo di una frase musicale egli ammutolì, e inaspettatamente sentì che le lacrime

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