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quando la vita, tutta la vita, mi si spalanca davanti con le sue gioie?» diceva a se stesso. E, per la prima volta dopo tanto tempo, prese a fare lieti progetti per l'avvenire. Decise fra sé che doveva occuparsi dell'educazione di suo figlio, trovare un precettore e affidarlo a lui; poi avrebbe dovuto dare le dimissioni e partire per l'estero, visitare l'Inghilterra, la Svizzera, l'Italia. «Bisogna che approfitti della mia libertà finché sento in me tanta energia, tanta giovinezza,» diceva a se stesso. «Pierre aveva ragione dicendomi che per essere felici bisogna credere anzitutto nella possibilità di esserlo: io adesso ci credo. Lasciamo che i morti seppelliscano i morti, ma fin quando si è vivi, bisogna vivere ed essere felici,» pensava.   
   

   Capitolo XX   

   
   Una mattina il colonnello Adol'f Berg, che Pierre conosceva come del resto conosceva tutti a Mosca e a Pietroburgo, si presentò in casa sua vestito di un'uniforme perfetta, le ciocche gonfie e impomatate sulle tempie, come le portava l'imperatore Alessandro.   
   «Sono stato proprio ora in casa della contessa vostra moglie e sono stato sfortunato. La mia preghiera non è stata esaudita; spero di aver più fortuna con voi, conte,» disse sorridendo.   
   Berg sorrise, consapevole della sua superiorità sulle deboli donne e tacque, pensando che quella sua diletta consorte era appunto una debole donna che non poteva capire ciò che fa il valore di un uomo: ein Mann zu sein. Ma nello stesso momento anche Vera aveva avuto un sorriso di superiorità su quel marito così dabbene e così virtuoso, che tuttavia, a parere di Vera, non diversamente da tutti gli uomini intendeva male la

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