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   Uscì e dietro di lui echeggiò il riso squillante ma sommesso della principessina con il neo.   
   Il giorno dopo era arrivato il principe Vasilij e aveva preso alloggio in casa del conte. Aveva convocato Pierre e gli aveva detto:   
   «Mon cher, si vous vous conduisez ici, comme à Pétersbourg, vous finirez très mal; c'est tout ce que je vous dis. Il conte è molto, molto malato: non puoi assolutamente vederlo.»   
   Da quel momento Pierre non venne più disturbato; egli trascorreva tutta la giornata di sopra, nella sua camera.   
   Quando Boris entrò, Pierre camminava per la stanza, fermandosi di tanto in tanto negli angoli, facendo gesti minacciosi verso la parete, come se trafiggesse un invisibile nemico con la spada, lanciando occhiate severe al di sopra degli occhiali e poi riprendendo a camminare. Borbottava parole confuse, alzando le spalle e allargando le braccia.   
   «L'Angleterre a vécu,» diceva, accigliandosi e indicando chissà chi con un dito. «Monsieur Pitt comme traître à la nation et au droit des gens est condamné à...» Ma non fece in tempo a finire di pronunciare la sua requisitoria contro Pitt, immaginandosi in quel momento d'essere Napoleone in persona e di aver già compiuto insieme con il suo eroe la perigliosa traversata del Passo di Calais e di aver conquistata Londra; infatti vide entrare il giovane ufficiale, snello, elegante. Si fermò. Pierre non vedeva Boris da quando questi era un ragazzo di quattordici anni e non se lo ricordava assolutamente. Tuttavia, con quelle maniere precipitose e cordiali che gli erano proprie, gli strinse la mano sorridendogli cordialmente.   
   «Vi ricordate di me?» chiese Boris con voce pacata e un sorriso simpatico. «Sono venuto con la mamma dal conte; ma a quanto pare non sta

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