Egli vedeva i bracchieri in berretto rosso che galoppavano lungo i margini del burrone coperti di vegetazione; e vedeva anche i cani: e ad ogni istante si aspettava che dall'altra parte, sui campi, apparisse la volpe.
Il cacciatore celato nella fossa sguinzagliò i cani, e Nikolaj vide una strana volpe, bassa e rossa, che correva frettolosa sui campi agitando la coda. I cani l'incalzavano; ed erano ormai vicini, quando la volpe cominciò a girare in tondo in mezzo a loro compiendo cerchi sempre più stretti e ruotando la folta coda a tromba. Poi un cane bianco si avventò, seguito da un altro rossiccio. Tutto si confuse e i cani s'immobilizzarono formando una stella, i deretani sporti in fuori, ondeggiando appena. Ed ecco due cacciatori galoppare verso i cani: uno in berretto rosso, l'altro, sconosciuto, in caffettano verde.
«Che cosa significa ciò?» pensò Nikolaj. «Di dove vien fuori questo cacciatore? Non è uno dei cacciatori dello zio.»
I cacciatori finirono la volpe e, senza legarla alla sella, restarono a lungo in piedi. Accanto a loro, attaccati con le false redini, stavano i cavalli sellati - si vedeva il rilievo delle selle - e i cani accucciati. I cacciatori gesticolavano e facevano qualcosa con la volpe. Poi echeggiò il suono di un corno: il segnale convenuto di una rissa.
«È un cacciatore degli Ilagin che si sta azzuffando col nostro Ivan,» disse lo staffiere di Nikolaj.
Nikolaj mandò lo staffiere a chiamare Nataša e Petja perché lo raggiungessero e si diresse al passo verso il punto dove i capibracchieri stavano radunando i cani. Alcuni cacciatori galopparono verso il luogo della zuffa.
Nikolaj smontò da cavallo, si fermò in mezzo ai segugi insieme con