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accorse dal suono della sua voce.   
   «No,» rispose Nataša, sebbene insieme a tutto il resto avesse pensato anche al principe Andrej chiedendosi se lo zio gli sarebbe piaciuto. «Ma per tutta la strada ho continuato a pensare: con quale grazia si muoveva Anis'juška mentre ballava! Era proprio brava.»   
   E Nikolaj udì il suono della sua risata squillante e felice, felice senza motivo. «Sai,» disse lei a un tratto, «io sento che non sarò mai più così felice, così tranquilla come adesso.»   
   «Queste sono sciocchezze, sono fandonie,» rispose Nikolaj; e intanto pensava: «Che tesoro è la mia Nataša. Un amico come lei non l'ho e non l'avrò mai. Ma perché si sposa? Sarebbe così bello andare sempre in giro così, noi due assieme!»   
   «Ah, è proprio un tesoro, Nikolaj!» pensava nello stesso momento Nataša.   
   «Ah! C'è ancora la luce accesa nel salone,» disse lei, indicando le finestre della casa, che spiccava piacevolmente nell'umida, vellutata oscurità della notte.   
   

   Capitolo VIII   

   
   Il conte Il'ja Andreiè si era dimesso da maresciallo della nobiltà perché quella carica comportava un eccessivo onere finanziario. Nonostante ciò, le sue finanze non si riassestavano. Spesso Nataša e Nikolaj coglievano i genitori immersi in misteriosi e allarmanti colloqui e udivano parlare della vendita della casa avita dei Rostov e della proprietà vicino a Mosca. Rinunciando alla carica di maresciallo della nobiltà, il vecchio conte non aveva più motivo di dare tanti ricevimenti,

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