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   «Mamma!» esclamò. «Datemi lui, datemelo, mamma, ma presto, presto!» E di nuovo trattenne a fatica i singhiozzi.   
   Si sedette a tavola, mettendosi ad ascoltare i discorsi degli anziani e di Nikolaj che a sua volta aveva raggiunto il gruppo per il tè.   
   «Dio mio, Dio mio, sempre le stesse facce, gli stessi discorsi, il papà che regge sempre la tazza nello stesso modo e nello stesso modo soffia sul tè!» pensava Nataša, sgomenta di accorgersi che in lei nasceva un senso di disgusto, nel confronto di tutti i familiari, per il semplice fatto che fossero sempre eguali.   
   Dopo il tè Nikolaj, Sonja e Nataša andarono nella sala dei divani, nel loro angolo preferito, dove sempre avevano luogo le loro conversazioni più intime.   
   

   Capitolo X   

   
   «Ti succede,» chiese Nataša a Nikolaj quando furono seduti nella stanza dei divani, «ti succede di avere l'impressione che non accadrà più niente; che tutto quello che può accadere di bello è già accaduto? E di provare una sensazione, non di noia, ma di tristezza?»   
   «Come no!» rispose Nikolaj. «Capita che tutto vada bene, che tutti siano contenti; e io, invece, ho l'impressione che tutto ormai è noioso e tutti, ormai, devono morire. Una volta, al reggimento, non ho nemmeno approfittato della libera uscita; eppure si sentiva suonare la musica... ma, a un tratto, tutto m'era preso in uggia...»   
   «Ah, la conosco questa cosa. Lo so, lo so,» confermò Nataša. «Ero ancora piccola che questo mi capitava già. Ti ricordi che una volta mi avevano punito per certe prugne, e tutti voi ballavate e io me ne stavo

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