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   Dalla porta di servizio si udì uno scalpiccio sui gradini; un passo più rumoroso risuonò sull'ultimo scalino, che era coperto di neve, e la voce di una vecchia cameriera disse:   
   «Dritto, dritto per il sentiero, signorina. Solo non vi voltate indietro a guardare!»   
   «Io non ho paura,» rispose la voce di Sonja, e i suoi piedini nelle scarpine leggere crocchiarono sul sentiero in direzione di Nikolaj.   
   Sonja procedeva, avvolta nella pelliccia. Era già a pochi passi quando lo vide; anche lei lo vide diverso da come credeva di conoscerlo, diverso dal Nikolaj che le aveva sempre fatto un po' paura. Nikolaj era vestito da donna, con i capelli scompigliati e un sorriso felice, un sorriso che per Sonja era nuovo.   
   Sonja gli corse incontro.   
   «È tutt'altra, e al tempo stesso è lei, sempre lei,» pensò Nikolaj, guardando il viso della fanciulla illuminato dal raggio della luna. Infilò le mani sotto la pelliccia che le copriva il capo, l'abbracciò, la strinse a sé e la baciò sulle labbra sulle quali erano disegnati quei baffi che sapevano di turacciolo bruciato. Sonja lo baciò proprio in mezzo alle labbra e, liberate le sue piccole braccia, gli posò le mani su entrambe le gote.   
   «Sonja!... Nicolas!...» dissero soltanto.   
   Andarono di corsa fino al granaio e poi tornarono indietro, rientrando ciascuno per il suo ingresso.   
   

   Capitolo XII   

   
   Quando tutti lasciarono la casa di Pelageja Danilovna, Nataša, che

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