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Nataša, quasi gridando, «Lo voglio sapere!»   
   Mar'ja Dmitrievna e la contessa si misero a ridere e, dopo di loro, tutti gli altri commensali. Tutti ridevano, non della risposta di Mar'ja Dmitrievna, ma dell'ardire e della disinvoltura di quella ragazzina, che osava parlare in quel tono.   
   Nataša si quietò solo quando le dissero che il gelato era di ananasso. Prima, però, fu servito lo champagne. Di nuovo la musica riprese, il conte scambiò un bacio con la sua contessa, e gli invitati, alzatisi in piedi, fecero gli auguri alla padrona di casa; poi, sporgendosi attraverso la tavola brindarono prima col conte e coi bambini e poi tutti vicendevolmente. Di nuovo i camerieri presero a correre, le sedie furono smosse con rumore e, nel medesimo ordine di prima, ma con le facce più accese, gli ospiti tornarono nel salotto e nello studio del conte.   
   

   Capitolo XX   

   
   Furono disposti i tavolini per il boston, stabilirono i compagni di gioco, e gli invitati si installarono nei due salotti, nella stanza dei divani e nella biblioteca.   
   Il conte, disposte le carte a ventaglio, resisteva con sforzo all'abitudine del sonno pomeridiano e rideva di ogni cosa. La gioventù, esortata dalla contessa, si era riunita intorno al cembalo e all'arpa. Julie per prima, dietro richiesta di tutti, suonò all'arpa un breve brano con variazioni e, insieme con le altre ragazze, cominciò a pregare Nataša e Nikolaj, di cui era noto il temperamento musicale, perché cantassero qualcosa. Nataša, alla quale si rivolgevano come se fosse stata una persona grande, era palesemente lusingata, ma al tempo stesso intimidita.   

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