Indice   [800x750]    Website Info


   Je suis, etc.   
   (signé) Alexandre.»   
   

   Capitolo IV   

   
   Il 13 giugno, alle due di notte, l'imperatore fece chiamare Balašëv e gli lesse la lettera indirizzata a Napoleone; dopo di che gliel'affidò con l'ordine di consegnarla personalmente all'imperatore dei Francesi. Congedandolo, gli ripeté le parole che confermavano il suo proposito di non accondiscendere alla pace finché fosse rimasto anche un solo nemico in armi sulla terra russa, e gli ordinò di riferire testualmente queste parole a Napoleone. L'imperatore non aveva scritto queste parole nella lettera, perché, con il suo tatto, aveva intuito quanto fossero inopportune nel momento in cui si metteva in atto il tentativo di conciliazione, ma ordinò categoricamente a Balašëv di riferirle di persona a Napoleone.   
   Balašëv partì nella notte fra il 13 e il 14 giugno, accompagnato da un trombettiere e da due cosacchi, e all'alba raggiunse il villaggio di Rykonty, ove si trovavano gli avamposti francesi al di qua del Niemen. Sentinelle della cavalleria francese gl'intimarono l'alt.   
   Fu un sottufficiale francese degli ussari, in uniforme color lampone e berretto di pelo, a ingiungere a Balašëv di fermarsi. Balašëv non si fermò di botto, ma continuò a procedere al passo lungo la strada.   
   Allora il sottufficiale, accigliandosi e borbottando una bestemmia, mosse contro Balašëv col petto del suo cavallo, impugnò la sciabola e interpellò sgarbatamente, il generale russo, domandandogli se fosse sordo e non sentisse quello che gli si diceva. Balašëv disse il suo nome. Il

Questo capitolo in: Inglese Francese Tedesco Avanti