viso acceso palesemente emozionato e dimentico d'ogni convenienza, non esitò a seguirlo continuando a parlare:
«Quant à celui qui a conseillé ce camp, le camp de Drissa,» diceva Paolucci, mentre l'imperatore, salendo gli scalini e notando il principe Andrej scrutava quel viso che gli era sconosciuto. «Quant à celui, Sire,» proseguì Paolucci con disperata ostinazione, come se non avesse la forza di trattenersi, «qui a conseillé le camp de Drissa, je ne vois pas d'autre alternative que la maison jaune ou le gibet.»
Senza più ascoltarlo e come se non udisse più le parole dell'italiano, l'imperatore, riconosciuto Bolkonskij gli si rivolse con cordiale benevolenza:
«Sono davvero lieto di vederti. Recati pure là dove si sono riuniti e aspettami.»
E l'imperatore si avviò verso lo studio. Lo seguirono il principe Pëtr Michajloviè Volkonskij e il barone Stein, dopo di che le porte vennero richiuse alle loro spalle. Approfittando dell'autorizzazione dell'imperatore, il principe Andrej passò con Paolucci (che conosceva dal tempo del fronte turco) nel salotto dov'era riunito il consiglio.
Il principe Pëtr Michajloviè Volkonskij rivestiva le mansioni di capo di Stato Maggiore di Sua Maestà.
Egli uscì dallo studio, si recò nel salotto delle carte geografiche, le dispose sulla tavola, ed esternò i vari argomenti sui quali l'imperatore desiderava conoscere il parere dei signori ivi riuniti. Il fatto era che, durante la notte, era giunta la notizia (risultata in seguito falsa) di un movimento dei francesi volto ad aggirare il campo della Drissa.
Per primo prese la parola il generale Armfelt, che inaspettatamente propose, come unica via per evitare la difficoltà che si prospettava, una