Indice   [800x750]    Website Info


che Paolucci si era permesso di dire all'imperatore, ma soprattutto dalla disperazione che traspariva nell'accento dello stesso Pfühl, si capiva che gli altri sapevano ed egli stesso intuiva che la sua caduta era prossima. E, nonostante la sua albagia, il suo rabbioso sarcasmo tedesco, faceva pena, con i suoi capelli lisciati sulle tempie e quelle ciocche arruffate sulla nuca. Evidentemente, sebbene cercasse di celarlo dietro l'irritazione e il disprezzo, egli era in preda alla disperazione, perché gli sfuggiva l'occasione di verificare sulla base di un'esperienza di enorme portata la validità stessa della propria teoria, proclamandola in faccia al mondo intero.   
   La discussione si protrasse a lungo, e a mano a mano che il tempo trascorreva tanto più si accendeva (spingendosi fino a grida e offese personali) e tanto meno era possibile trarre da tante parole una qualche conclusione armonica e globale. Il principe Andrej porgeva l'orecchio a quei discorsi plurilingui; a tutte quelle proposte, a quei piani, a quelle confutazioni, a quelle grida, e si limitava a stupirsi di ciò che costoro dicevano. L'idea che da molto tempo e con insistenza gli si era affacciata alla mente nel corso della sua attività militare - secondo la quale non può esserci alcuna scienza della guerra e di conseguenza nemmeno il cosiddetto «genio militare» - ora acquistava per lui l'assoluta evidenza della verità. «Quale teoria e quale scienza possono darsi in una congiuntura le cui condizioni e circostanze sono ignote e non vanno soggette a previsione, e in cui la forza dei combattenti parimenti non è passibile di alcun calcolo preliminare? Nessuno poteva o può sapere in quale posizione si troveranno di qui a domani il nostro esercito e quello nemico, nessuno può asserire quale sia la forza effettiva di questo o di quell'altro reparto. A volte, quando nelle prime file non c'è un vile che

Questo capitolo in: Inglese Francese Tedesco Avanti