rimasto a sedere così per un certo tempo, si alzò in piedi e a passi insolitamente affrettati, guardandosi attorno con occhi spaventati si diresse lungo il corridoio verso la parte interna della casa, per andare dalla maggiore delle principessine.
Intanto coloro che si trovavano nella stanza debolmente illuminata parlavano con un mormorio spezzato, e ogni volta che qualcuno usciva o entrava per la porta che conduceva nella camera del morente e che emetteva un debole rumore, zittivano, e con occhi pieni di domanda e di attesa si voltavano a guardare verso la porta.
«Il limite dell'esistenza umana,» diceva un vecchietto - un religioso - a una signora che si era seduta vicino a lui e ingenuamente lo ascoltava, «il limite dell'esistenza umana è stato stabilito: nessuno lo può varcare.»
«Non sarà troppo tardi per l'estrema unzione?» domandava la signora, aggiungendo il titolo ecclesiastico del religioso, con l'aria di chi non ha, al riguardo, alcuna opinione personale.
«Il sacramento è grande, matuška,» rispose il religioso passandosi una mano sulla calvizie, dove s'allungava qualche ciocca di capelli brizzolati pettinati con cura.
«E quello chi era? Il comandante della guarnigione in persona?» chiedevano all'altra estremità della camera. «Com'è giovanile!...»
«E sì che ha passato la settantina! Dicono che il conte non riconosca più. Non gli danno l'estrema unzione?»
«Ma se gliel'hanno già data sette volte!»
La seconda delle principessine uscì dalla stanza del malato con gli occhi pieni di lacrime, e andò ad accomodarsi vicino al dottor Lorrain, che sedeva in leggiadra posa sotto il ritratto di Caterina appoggiandosi