con un gomito a un tavolo.
«Très beau,» diceva il dottore rispondendo a una domanda sul tempo, «très beau, princesse, et puis, à Moscou, on se croit à la campagne.»
«N'est-ce pas?» disse la principessina con un sospiro. «Allora lui può bere?»
Lorrain si fece pensoso.
«Ha preso la medicina?»
«Sì.»
Il dottore guardò il bréguet.
«Prendete un bicchiere d'acqua bollita e metteteci une pincée.» con le sue dita sottili mostrò che cosa volesse dire une pincée, «de cremotartar...»
«Non s'è mai visto un caso,» diceva un dottore tedesco all'aiutante, «dopo il terzo colpo essere ancora vivi!»
«Ma sapete che uomo vigoroso era!» disse l'aiutante. «E a chi andrà tutta questa fortuna?» soggiunse in un bisbiglio.
«Si troverà qualcuno che la vuole,» rispose il tedesco sorridendo.
Tutti tornarono a voltarsi verso la porta: questa cigolò e la seconda delle principessine, preparata la pozione indicata da Lorrain, la portò al malato. Il dottore tedesco si avvicinò a Lorrain.
«È possibile che tiri avanti fino a domattina?» domandò il tedesco pronunciando male il francese.
Con le labbra serrate, Lorrain agitò severamente il dito in segno di diniego proprio sotto il suo naso.
«Questa notte, non più tardi,» disse a bassa voce, con un sorriso professionale di compiacimento per la propria capacità di vedere e di descrivere chiaramente lo stato del malato; poi si allontanò.