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disse il dottore, e sedette con aria cupa vicino alla moglie in attesa che il gioco terminasse.   
   Guardando la faccia del dottore che sogguardava cupamente sua moglie, gli ufficiali si fecero ancor più allegri e molti non seppero trattenersi da scoppiare in risate che cercavano di spiegare rimediando affrettati pretesti. Quando il dottore se ne andò, portando la moglie con sé, e prese posto con lei nella piccola kibitka, gli ufficiali si sdraiarono sul pavimento della bettola coprendosi con i mantelli fradici, ma per un pezzo non presero sonno: chi chiacchierava commentando la paura del dottore e la giocondità della medichessa, chi correva all'ingresso e riferiva agli altri ciò che stava accadendo nella kibitka. Avvoltosi nel cappotto fin sopra la testa, Rostov cercò più volte di addormentarsi, ma di continuo i commenti di qualcuno lo distraevano; di nuovo riprendeva la conversazione, tra un crosciare d'allegre, infantili, futili risate.   
   

   Capitolo XIV   

   
   Erano ormai le tre, e ancora nessuno dormiva quando si presentò il maresciallo d'alloggiamento con l'ordine di mettersi in marcia per il villaggio di Ostrownja.   
   Senza smettere di ridere e chiacchierare, tutti gli ufficiali si affrettarono a fare i loro preparativi, e tornarono a metter sul fuoco il samovar pieno d'acqua torbida. Ma Rostov, senza aspettare il tè, raggiunse subito il suo squadrone. Albeggiava, la pioggia era cessata, le nuvole si erano diradate. Stagnava un freddo umido, aggravato dagli indumenti inzuppati d'acqua. Nell'uscir dalla bettola, Rostov e Il'in sbirciarono nella mezzaluce dell'alba il mantice di cuoio della kibitka, lucida di

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