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come le cose si mettessero molto male, al fronte; le voci a proposito di spie scoperte a Mosca, e di una certa carta che girava per Mosca, nella quale si affermava che Napoleone prima dell'autunno prometteva di entrare nelle due capitali del paese; l'arrivo dell'imperatore, atteso in città per l'indomani, furono tutte cose che alimentarono vieppiù, in Pierre, quel sentimento di agitazione e di attesa che non lo aveva abbandonato un momento da quando era apparsa la cometa, e soprattutto da quando era scoppiata la guerra.   
   Già da tempo Pierre aveva concepito l'idea di arruolarsi nell'esercito e l'avrebbe messa in atto se non fosse stato trattenuto in primo luogo dalla sua appartenenza a quella società massone cui era legato da giuramento, e che predicava la pace eterna e l'abolizione d'ogni guerra; in secondo luogo, il fatto che, guardando il gran numero di moscoviti che avevano indossato l'uniforme ed esaltavano il patriottismo, provava un certo senso di vergogna ad affrontare un passo del genere. Ma il motivo precipuo per il quale non attuava il proposito di arruolarsi nell'esercito, risiedeva nell'oscura sua convinzione di essere l'Russe Besuhof corrispondente al numero 666 della bestia, secondo la quale la sua partecipazione alla grande impresa di por termine al potere della bestia che proferiva parole arroganti ed empie era predestinata ab aeterno; cosicché per lui non c'era nulla da fare, se non attendere ciò che fatalmente doveva accadere.   
   

   Capitolo XX   

   
   Come sempre, di domenica, dai Rostov era invitato a pranzo qualche conoscente intimo.   

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