Napoleone in persona; ma la sua presenza non poteva turbarlo più della presenza di Rostov o del maresciallo d'alloggiamento con le verghe, perché non possedeva nulla di cui Napoleone, al pari del maresciallo d'alloggiamento, potesse privarlo.
Egli spifferò tutte le chiacchiere che correvano fra gli attendenti, e in quelle cose c'era molto di vero. Ma quando Napoleone gli chiese se i russi fossero convinti o meno di sconfiggere Bonaparte, Lavruška aggrottò la fronte e ci pensò sopra.
In questo egli aveva creduto di cogliere un'astuzia, come sempre credono di cogliere astuzie le persone simili a Lavruška. Così fece il broncio e si chiuse nel silenzio.
«Be', le cose stanno così,» disse poi, soprapensiero, «se ci fosse una battaglia subito, la vittoria toccherebbe a voi. Eh, sì, proprio così. Ma se passano tre giorni, o anche più, allora le sorti della battaglia verrebbero capovolte.»
A Napoleone queste parole vennero tradotte così: «Si la bataille est donnée avant trois jours, les Français la gagneraient, mais que si elle serait donnée plus tard, Dieu seul sait ce qui en arriverait,» tradusse sorridendo Lelorgne d'Ideville.
«È colpa mia, mon père,» s'interpose la piccola principessa facendosi rossa. Napoleone non sorrise, quantunque fosse di ottimo umore, e si fece ripetere quella frase.
Lavruška notò la cosa, e per farlo contento finse di non sapere chi fosse e disse:
«Lo sappiamo: voi avete Bonaparte, lui ha sconfitto tutti nel mondo, già; ma con noi il discorso cambia...» disse, senza sapere nemmeno lui perché, alla fine del suo discorso, avesse voluto far tanto sfoggio di