fosse, ma che l'avvertiva di non osare di capitargli sott'occhio. Il fatto che, nonostante i pericoli ai quali si esponeva, egli non avesse dato l'ordine di portarla via con la forza ma le avesse semplicemente ordinato di non mostrarsi al suo cospetto, confortò la principessina Mar'ja. Ciò dimostrava - lei lo sapeva benissimo - che nel segreto del suo cuore egli era contento che lei restasse e non meditasse di andarsene.
Il giorno dopo la partenza di Nikoluška, il vecchio principe di buon'ora indossò l'alta uniforme e si accinse a recarsi dal comandante in capo. La carrozza era già pronta davanti all'ingresso. La principessina Mar'ja lo vide in alta uniforme e decorazioni, uscire di casa e incamminarsi per il giardino a passare in rassegna i contadini e i servitori già armati ed equipaggiati. Sedette allora presso la finestra tendendo l'orecchio alla voce del padre che echeggiava laggiù nel giardino. A un tratto dal viale sopravvennero di corsa alcune persone col volto sgomento e spaurito. La principessina Mar'ja corse sulla scalinata d'ingresso, e di là sul vialetto fiorito, poi sul grande viale. Incontro a lei avanzava una turba di miliziani e di servi, e in mezzo a quella folla c'erano uomini che sostenevano per le braccia un piccolo vecchio in uniforme, il petto carico di decorazioni. La principessina Mar'ja accorse e, nello svariare dei piccoli cerchi di luce che piovevano attraverso le fronde dei tigli, sull'ombra del viale, non poté rendersi conto del mutamento operatosi sul volto del padre. Vide soltanto che l'espressione severa e risoluta del suo viso aveva lasciato il posto a un che di docile e di mansueto. Quando vide la figlia, egli mosse le labbra inerti ed emise un suono rauco. Non si poteva capire che cosa volesse. Lo sollevarono a braccia, lo trasportarono nello studio e lo adagiarono su quello stesso divano che negli ultimi tempi lo aveva colmato di paura.