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le stringevano la gola. Lui disse qualcosa, più volte ripetendo le stesse parole. La principessina Mar'ja non riusciva a capirle, ma si sforzava di indovinare che cosa dicesse, e ripeteva interrogativamente le parole da lui proferite.   
   «A... so... so...» ripeté parecchie volte.   
   Era impossibile comprendere. Il dottore pensò di aver indovinato e, ripetendo le sue parole, domandò: la principessina ha paura? Il vecchio scosse il capo in segno di diniego e tornò ad emettere gli stessi suoni.   
   «L'anima, l'anima soffre,» intuì e disse la principessina Mar'ja.   
   Egli mugolò in segno di assenso; le prese la mano e cominciò a premerla su vari punti del suo petto, quasi a cercare il posto giusto.   
   «Sempre pensieri! Per te... pensieri,» proferì poi molto più nitidamente e in forma assai più intelligibile di prima. Adesso era sicuro di essere capito.   
   La principessina Mar'ja premette il capo sulla mano di lui sforzandosi di soffocare i singhiozzi e di nascondere le lacrime.   
   Egli le passò la mano sui capelli.   
   «Ti ho chiamata tutta la notte,» disse, scandendo le sillabe.   
   «Se l'avessi saputo...» rispose fra le lacrime la principessina. «Avevo paura di entrare.»   
   Lui le strinse la mano.   
   «Non dormivi?»   
   «No, non dormivo,» disse la principessina Mar'ja scuotendo il capo in segno di diniego. Adeguandosi senza accorgersene al padre, ora anche lei era indotta a esprimersi più coi gesti che con le parole, come se anch'essa muovesse a stento la lingua.   
   «Anima mia...» disse il vecchio (o forse «amica mia»).   

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