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la principessina Mar'ja. «Perché non volete partire? Io prometto di alloggiarvi, di nutrirvi. Qui, invece, il nemico vi manderà in rovina...»   
   Ma la sua voce fu soffocata dalle voci della folla.   
   «Non c'è il nostro consenso, che ci rovini pure! Non lo prendiamo il tuo grano! Non c'è il nostro consenso!»   
   Di nuovo la principessina Mar'ja cercò di cogliere qualche sguardo tra la folla, ma nessuno teneva gli occhi levati su di lei; gli sguardi la sfuggivano. Cominciò a provare una strana sensazione d'impaccio.   
   «Guarda un po', quella ci dà proprio un buon consiglio: di andar dietro di lei in servitù! Manda pure in rovina le case e lasciati ridurre uno schiavo. E come no? Io ti dò il grano, dice lei!» echeggiavano varie voci nella folla.   
   A capo chino la principessina Mar'ja abbandonò l'adunanza e rientrò in casa. Dopo aver ribadito a Dron l'ordine che per l'indomani fossero pronti i cavalli per la partenza, si ritirò nella sua camera, e ivi rimase sola coi suoi pensieri.   
   

   Capitolo XII   

   
   Quella notte la principessina Mar'ja rimase a lungo seduta davanti alla finestra aperta della sua camera; porgendo l'orecchio alle voci dei contadini che giungevano fino a lei dal villaggio. Ma non pensava a loro. Sentiva che, per quanto si fosse preoccupata per la loro sorte, non sarebbe mai riuscita a capirli. Pensava sempre alla stessa cosa: al suo dolore, che adesso, dopo la pausa dovuta alle preoccupazioni immediate, veniva ormai ad appartenere al passato. Adesso ormai poteva ricordare: poteva piangere e pregare. Al tramonto il vento cadde. La notte era fresca

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