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   «Che cosa pensava quando aveva detto quelle parole? Che cosa pensa adesso?» All'improvviso quella domanda le si affacciň alla mente. E, quale risposta, se lo vide dinanzi con la stessa espressione che aveva nella bara, il viso legato da quel fazzoletto bianco. E l'orrore che l'aveva invasa in quel momento, quando lo aveva toccato e si era persuasa che non soltanto non era piů lui, ma qualcosa di misterioso e repellente, tornň ad assalirla anche adesso. Avrebbe voluto pensare ad altro, avrebbe voluto pregare, ma non poteva far niente. Con i grandi occhi spalancati guardava la luce della luna e le ombre; ad ogni istante si aspettava di veder riapparire quel suo viso da morto: e aveva la sensazione che questo silenzio, gravando sulla casa e dentro la casa, la tenesse inchiodata.   
   «Dunjaša!» mormorň. «Dunjaša!» gridň con voce alterata; e strappandosi a quel silenzio corse verso la stanza delle cameriere, incontro alla njanja e alle ragazze che si affrettavano ad accorrere, rispondendo al suo richiamo.   
   

   Capitolo XIII   

   
   Il 17 agosto Rostov e Il'in, accompagnati da Lavruška, appena ritornato dalla prigionia, e da un ussaro d'ordinanza, dal loro accampamento di Jankovo, a quindici verste da Bogučarovo, erano andati a fare una passeggiata a cavallo, con l'intenzione di provare il nuovo cavallo comperato da Il'in e di vedere se, nei villaggi intorno, ci fosse del fieno.   
   Negli ultimi tre giorni Bogučarovo era venuta a trovarsi fra i due eserciti nemici, sicché era facile che vi passasse una retroguardia russa o un'avanguardia francese, e perciň Rostov, da diligente comandante di

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