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colpa.» Improvvisamente scoppiò a piangere. «Scusatemi,» disse.   
   Rostov aggrottò le sopracciglia, le fece un altro profondo inchino e uscì dalla sala.   
   

   Capitolo XIV   

   
   «Allora, è carina? No, caro, la mia vestita di rosa è proprio un incanto: si chiama Dunjaša...»   
   Ma, scrutando il volto di Rostov, Il'in ammutolì. Vedeva che il suo eroe e comandante era immerso in tutt'altro ordine di idee.   
   Rostov gli lanciò un'occhiata furiosa e, senza rispondergli, si diresse a rapidi passi verso il villaggio.   
   «Gliela farò vedere io, li sistemerò per le feste, quei briganti» diceva fra sé.   
   Alpatyè con passo ondeggiante, allungato perché non voleva correre, raggiunse a fatica Rostov.   
   «Che decisione vi siete degnato di prendere?» gli domandò quando lo ebbe raggiunto.   
   Rostov si fermò e, stringendo i pugni, tutt'a un tratto lo afferrò con un'aria minacciosa.   
   «Decisione? Che decisione? Vecchio scemo!» gli gridò. «Tu, dove avevi gli occhi? Eh? I contadini si rivoltano, e tu non sai sbrigartela? Sei un traditore anche tu. Vi conosco io, vi caverò la pelle a tutti io...» E, come se temesse di sprecare per nulla la riserva del suo furore, piantò in asso Alpatyè e si avviò rapidamente avanti.   
   Soffocando il suo risentimento, Alpatyè seguì con passo sostenuto Rostov e continuò a esporgli le proprie considerazioni. Diceva che i

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