pur morire un giorno!»
«Si sa che moriremo!»
«Io, la mia comunità, non l'ho rinnegata,» disse Dron.
«Macché rinnegata, ci hai messo su pancia!...»
I due contadini, lunghi come pertiche, dicevano la loro. Non appena Rostov, accompagnato da Lavruška, da Il'in e da Alpatyè, si avvicinò alla folla, Krap, infilandosi le mani nella cintola, si fece avanti con un sorriso a fior di labbra. Dron, al contrario, si ritirò nelle ultime file e la folla si strinse più compatta.
«Ehi! Chi è lo starosta qui tra voi?» gridò Rostov, avvicinandosi a rapidi passi alla folla.
«Lo starosta? E che vi serve?» domandò Karp.
Ma non fece in tempo a dir questo che il berretto gli volò via e la testa gli si piegò da un lato alla violenza del colpo.
«Giù i berretti, traditori!» gridò la voce sanguigna di Rostov. «Dov'è lo starosta?» urlò con voce furibonda.
«Lo starosta, chiamate lo starosta... Dron Zacharyè, vuole voi,» si sentirono qua e là delle voci, frettolose e mansuete, mentre i berretti cominciavano a scomparire dalle teste.
«Noi non ci possiamo ribellare, noi osserviamo gli ordini,» disse Karp, mentre parecchie voci, dietro di lui, in quello stesso istante dicevano:
«Come hanno deciso i vecchi... Voialtri siete in tanti, a dare ordini...» «Volete discutere?... È una rivolta!... Briganti! Traditori!» si mise a urlare Rostov in modo insensato, con voce irriconoscibile, afferrando per il bavero Karp. «Legatelo, legatelo!» gridò, sebbene non ci fosse nessuno che potesse legarlo, fuorché Lavruška e Alpatyè.
Lavruška, tuttavia, corse vicino a Karp e lo afferrò di dietro per le