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braccia.   
   «Ordinate di chiamare i nostri che stanno sotto il monte?» esclamò.   
   Alpatyè si rivolse ai contadini, facendo il nome di due di loro, affinché legassero Karp. Docilmente i due contadini uscirono dalla folla e cominciarono a togliersi le cinture di cuoio.   
   «Lo starosta dov'è?» gridò Rostov.   
   Dron uscì dalla folla con il viso accigliato e pallido.   
   «Tu sei lo starosta? Legalo, Lavruška!» gridò Rostov come se anche quell'ordine non potesse incontrare ostacoli.   
   Ed effettivamente, altri due contadini si misero a legare Dron il quale, come per aiutarli, si tolse la cintura e gliela porse.   
   «E voi tutti ascoltatemi,» Rostov si rivolse ai contadini: «Adesso marsc a casa e che non senta più la vostra voce.»   
   «Be', non abbiamo fatto male a nessuno. Abbiamo fatto così, insomma, solo per ignoranza. Si è fatta solo una bambinata... Lo dicevo io, che questo era contro la legge,» si sentivano le voci che si rimproveravano a vicenda.   
   «Ecco, io ve l'avevo detto,» disse Alpatyè rientrando nei suoi diritti. «Non finisce bene, ragazzi!» «Tutto per ignoranza nostra, Jakov Alpatyè,» rispondevano le voci e la folla cominciò subito a disperdersi e sparpagliarsi per il villaggio.   
   I due legati furono condotti nel cortile padronale. I due vecchi ubriachi li seguivano.   
   «Eh, voglio proprio guardarti!» diceva uno di loro, rivolgendosi a Karp.   
   «E che, si può parlare in quel modo con i signori? Tu, che cosa ti eri messo in testa? Imbecille,» incalzava l'altro, «sei proprio un imbecille!»

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