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disse, «le questioni di questo genere, tutte al fuoco. Lascia che falcino il grano e brucino la legna alla loro salute. Io non lo ordino e non lo permetto, ma non posso neanche esigere che si diano indennizzi. Quando si taglia la legna, è inevitabile che le schegge schizzino.» Gettò un'altra occhiata su quella carta. «Oh, la pedanteria tedesca!» esclamò, scuotendo la testa.   
   

   Capitolo XVI   

   
   «Be', ora non c'è altro,» disse Kutuzov, firmando l'ultima carta, e, dopo essersi alzato pesantemente e spianandosi le pieghe del collo bianco e grassoccio, si diresse verso la porta con un'espressione più allegra.   
   La moglie del pope, con il sangue che le affluiva alla faccia, si precipitò ad afferrare il piatto, che non era riuscita a porgere in tempo, sebbene si fosse preparata così lungamente. E, con un profondo inchino, lo porse a Kutuzov.   
   Gli occhi di Kutuzov si socchiusero; egli sorrise, la prese per il mento e disse:   
   «Gran bella donna! Grazie, mia cara!»   
   Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni alcune monete d'oro e le posò sul piatto. «Ebbene, come te la passi?» disse poi, dirigendosi verso la camera che gli era stata assegnata. Sorridendo con le fossette sul viso colorito, la moglie del pope entrò dopo di lui nella stanza. L'aiutante uscì sul pianerottolo, dal principe Andrej, e lo invitò a colazione; mezz'ora dopo il principe Andrej fu chiamato di nuovo. Kutuzov stava sdraiato in poltrona con la giubba sempre sbottonata. Teneva in mano un libro francese, che chiuse nel momento in cui il principe Andrej entrò, mettendo

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