sparpagliati qua e là lungo la ripida salita a guisa di massicciata. I feriti, bendati da stracci, pallidi, con le labbra serrate e le sopracciglia aggrottate, reggendosi con le mani alle sponde, sobbalzavano e si urtavano fra loro dentro le carrette. Quasi tutti guardarono con ingenua curiosità infantile il cappello bianco e il frac verde di Pierre.
Il cocchiere di Pierre gridava rabbioso contro il convoglio dei feriti che si tenesse da una parte della strada. Il reggimento di cavalleria coi cantori, calando a valle, raggiunse la carrozza di Pierre e ostruì la strada. Pierre si fermò, addossandosi al margine della strada scavato nella collina. Dall'alto della scarpata il sole non penetrava nell'infossatura della strada: lì c'era freddo e umido; al di sopra di Pierre, invece, sfavillava la mattinata d'agosto, e si diffondeva gioiosamente il suono delle campane. Un carro di feriti si fermò al margine della strada proprio accanto a Pierre. Il carrettiere in lapti accorse, trafelato, verso il suo carro, ficcò una pietra sotto le ruote posteriori senza cerchioni e si mise a riassestare l'imbraca al piccolo cavallo che si era impuntato.
Un vecchio soldato ferito, con il braccio bendato, che camminava dietro il carro, s'appoggiò a questo con il braccio sano e si voltò verso Pierre.
«Di' un po', paesano, ci fanno fermare qua, eh? O ci portano a Mosca?» disse.
Pierre era così assorto nei suoi pensieri, che non udì la domanda. Ora guardava quel reggimento di cavalleria che sfilava in senso contrario al convoglio dei feriti; ora il carro presso cui si trovava e sul quale c'erano due feriti seduti e uno sdraiato, e gli pareva che, proprio in costoro stesse la soluzione del problema che lo assillava. Uno dei feriti