seduti sulla carretta era stato probabilmente colpito a una guancia. Aveva la testa fasciata di cenci e una guancia gonfia come una testa di bambino. Il naso e la bocca erano spostati da un lato. Questo soldato guardava la cattedrale, si faceva il segno della croce. L'altro, un ragazzo ancora giovane, una recluta, biondo e bianco come se non avesse una goccia di sangue nel viso smunto, guardava Pierre con un sorriso incantato e buono; il terzo giaceva bocconi e la faccia non gli si vedeva. I cantori a cavallo passarono proprio di fianco al carro.
«Ah, è andata alla malora ... la testa di riccio... E pur in terra straniera vivendo ...» scandivano, a tempo di danza, una canzone soldatesca.
Come facendogli eco, ma con un altro genere di allegria, in alto si diffondevano i suoni metallici delle campane. E, in un genere di allegria ancora diverso, sulla cima della scarpata antistante, si diffondevano gli ardenti raggi del sole. Ma sotto la scarpata, vicino alla carretta con i feriti, vicino al piccolo cavalluccio ansimante, che Pierre aveva a fianco, tutto era umido, ombroso e triste.
Il soldato con la guancia gonfia guardò con stizza i cantori a cavallo. «Ah, che elegantoni!» mormorò con tono di rimprovero.
«Oggi non ho visto solamente soldati, ma anche contadini! Mandano anche i contadini in guerra!» disse, con un triste sorriso, il soldato che stava dietro il carro, rivolgendosi a Pierre. «Oggi non stanno tanto a guardare... Vogliono darci dentro con tutto il popolo... insomma, Mosca. Vogliono farla finita, una buona volta.»
Nonostante la poca chiarezza delle parole del soldato, Pierre comprese tutto ciò che voleva dire e annuì in segno d'approvazione col capo.
La strada si sgombrò e Pierre, percorsa tutta la discesa, salì in