ossequio. Anna Pavlovna formò una cerchia intorno al visconte e invitò tutti ad ascoltare il suo racconto.
«Le vicomte a été personellement connu de monseigneur,» mormorò Anna Pavlovna ad uno. «Le vicomte est un parfait conteur,» disse a un altro. «Comme on voi l'homme de la bonne compagnie,» disse a un terzo; e il visconte venne ammannito alla società nella luce migliore e per lui più vantaggiosa, come un pezzo di roast-beef su un piatto caldo guarnito di verdure.
Il visconte stava per cominciare il suo racconto ed ebbe un fine sorriso.
«Venite qui, chère Hélène,» disse Anna Pavlovna alla bella principessina, che sedeva un poco in disparte al centro di un altro gruppo.
La principessina Hélène sorrise; poi si alzò con lo stesso immutabile sorriso di donna dalla bellezza perfetta col quale era entrata nel salotto. Frusciando leggermente con la sua robe bianca da ballo, guarnita di peluche e di duvet, e scintillando col biancore delle spalle, col fulgore dei capelli e dei brillanti, passò fra gli uomini che le facevano largo e si diresse verso Anna Pavlovna senza guardare nessuno ma sorridendo a tutti, come concedendo gentilmente a ognuno il diritto di ammirare la bellezza della sua figura, delle spalle piene, del dorso e del seno molto scoperto secondo la moda d'allora, quasi recando in sé uno splendore di ballo. Hélène era così bella che non solo non si notava in lei neppure un'ombra di civetteria, ma, al contrario, sembrava quasi che si vergognasse di quella bellezza inoppugnabile che irraggiava da lei in maniera troppo clamorosa e trionfante.
«Quelle belle personne!» diceva chiunque la vedesse. Come colpito da