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di visitare le nostre posizioni.   
   «Ecco, come dovete fare,» disse Boris. «Je vous ferai les honneurs du camp. Il punto migliore per vedere tutto, sarà dove starà il conte Bennigsen. Io, infatti, sono suo ufficiale d'ordinanza. Glielo riferirò io, e, se volete fare il giro delle posizioni, venite con noi: fra poco andremo sul fianco sinistro. Quando saremo di ritorno, mi farete l'onore di passare la notte da me, e faremo una partita. Conoscete Dmitrij Sergeiè, no? Ecco, è alloggiato qui,» disse indicando la terza casa all'entrata di Gorki.   
   «Ma io vorrei vedere il fianco destro; ho sentito dire che sia molto forte,» disse Pierre. «Vorrei percorrere tutta la posizione partendo dalla Moscova.»   
   «Be', questo potrete farlo poi, tuttavia, il più importante è il fianco sinistro...»   
   «Sì, sì. Ma dov'è il reggimento del principe Bolkonskij, non potete indicarmelo?» domandò Pierre.   
   «Di Andrej Nikolaeviè? Ci passeremo vicino, vi accompagnerò io da lui.»   
   «Che mi dite, allora, del fianco sinistro?» domandò Pierre.   
   «Per essere sincero, entre nous, il nostro fianco sinistro, Dio sa in che stato si trova,» disse Boris abbassando confidenzialmente la voce. «Il conte Bennigsen non aveva affatto in mente questo. Si proponeva di fortificare quel tumulo laggiù, ecco, in tutt'altro modo... ma poi...» Boris si strinse nelle spalle. «Sua Eccellenza Serenissima non ha voluto o chissà che cosa gli hanno detto. Sapete...» Ma Boris non terminò la frase, perché in quel momento a Pierre si era avvicinato Kajsarov, aiutante di Kutuzov. «Ah, Paisij Sergeiè!» esclamò Boris, rivolgendosi con un

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