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   Quest'ordine sul fianco sinistro indusse Pierre a dubitare ancor più della propria capacità di capire l'arte della guerra. Ascoltando Bennigsen e i generali, che criticavano la disposizione delle truppe sotto l'altura, Pierre comprendeva perfettamente e condivideva la loro opinione, ma, proprio per questo, non poteva capire in che modo, chi le aveva fatte disporre lì ai piedi dell'altura avesse potuto commettere un errore così evidente e madornale.   
   Pierre non sapeva che quelle truppe non erano state collocate in quel punto per la difesa di una posizione, come pensava Bennigsen, ma erano state schierate in quel luogo nascosto per un'imboscata, cioè perché non fossero notate e potessero assalire di sorpresa il nemico che avanzava. Bennigsen non lo sapeva e spostò le truppe in avanti in base a sue considerazioni personali, senza farne parola al comandante in capo.   
   

   Capitolo XXIV   

   
   Il principe Andrej, in quella chiara sera d'agosto del 25, era sdraiato, appoggiandosi su un gomito, in una rimessa sconquassata del villaggio di Knjazkovo, a un'estremità di terreno occupato dal suo reggimento. Attraverso una breccia nel muro, guardava una fila di betulle trentennali con i rami inferiori tagliati che si stendeva lungo la siepe, i campi con i covoni di avena disfatti e una macchia d'arbusti in cui si scorgeva il fumo dei fuochi delle cucine da campo.   
   Per quanto angusta, inutile a tutti e pesante fosse al principe Andrej la sua esistenza in quella sera, egli si sentiva commosso e irritato, proprio come sette anni prima ad Austerlitz, alla vigilia della battaglia.   

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