Gli ordini per la giornata successiva erano stati da lui dati e ricevuti. Non aveva più nulla da fare. Ma i pensieri più semplici, chiari e perciò terribili, non gli davano pace. Sapeva che la battaglia dell'indomani sarebbe stata la più terribile fra tutte quelle a cui aveva partecipato, e per la prima volta nella sua vita gli si presentò la possibilità della morte, senza alcun rapporto con l'esistenza quotidiana, senza alcuna considerazione sull'effetto che avrebbe provocato sugli altri, ma soltanto in rapporto a lui stesso, con vivezza, quasi con concretezza, in modo semplice e spaventoso. E, dall'alto di questa immaginazione, tutto ciò che prima lo aveva tormentato e preoccupato, a un tratto, si illuminava di una fredda luce bianca, senza ombre, senza prospettive, senza chiaroscuri. Tutta la vita gli apparve come una lanterna magica in cui aveva guardato a lungo, attraverso una lente e con una illuminazione artificiale. Ora, improvvisamente, vedeva senza lente, alla vivida luce diurna, quei quadri mal dipinti. «Sì, sì, ecco quelle immagini menzoniere, che mi agitavano, mi entusiasmavano e mi tormentavano,» diceva a se stesso, passando in rassegna nella sua immaginazione i quadri principali della lanterna magica della sua vita e guardandoli ora in quella fredda luce bianca del giorno: il netto pensiero della morte. «Eccole, queste figure dipinte in modo grossolano, che sembravano qualcosa di stupendo e misterioso. La gloria, il bene sociale, l'amore per la donna, la patria stessa: come mi sembravano grandi questi quadri, di quale profondo significato parevano pervasi! E tutto questo è così semplice, squallido e rozzo nella bianca fredda luce di quel mattino che, lo sento, si sta levando per me.»
I tre più grandi dolori della sua vita concentravano soprattutto la sua attenzione. Il suo amore per una donna, la morte di suo padre e